Da quando è nato mio fratello, più piccolo di me di 16 anni, ho iniziato a comprendere la profonda differenza tra chi ha avuto una famiglia presente e chi invece non ha questa fortuna.
I miei genitori hanno fatto del loro meglio, lo so, e non li colpevolizzo di nulla, ma so con certezza, oggi, che la loro assenza ha causato molte insicurezze e difficoltà nella mia vita da adolescente e adulta.
Stamattina ascoltavo un podcast in cui si parlava di questo studio dell’Harvard Study of Adult Development che dura da oltre 70 anni e analizza il livello di felicità nella vita delle persone, con l’obiettivo di capire cosa influisce e come.
Da questo studio emerge come le relazioni siano la chiave per una vita appagante, e come siano anche l’ago della bilancia quando si parla di felicità.
Parleremo meglio delle relazioni in senso ampio, ma ora vorrei portarvi il concetto di ‘home base to touch‘, che potremmo chiamare Casa Base.
Il concetto di Casa Base ha origine nel baseball, come è facilmente intuibile, e fa riferimento a quel momento in cui i giocatori arrivano alla base e non solo sono ‘salvi‘, ma guadagnano anche punti per la loro squadra.
L’avere un fratello di 16 anni più piccolo, come dicevo, mi ha permesso di vedere da vicino quando la situazione famigliare condizioni la nostra capacità di stare nel mondo, da bambini, da ragazzi e da adulti. Ho sempre ritenuto che quella sicurezza lì, per lui, avrebbe fatto la differenza rispetto a me e mia sorella, discutendone anche con i miei genitori di frequente, e ammetto che sentire la conferma di questa teoria in uno studio scientifico è stato parzialmente liberatorio.
L’esempio che permette di comprenderlo al meglio riguarda i bambini, e lo diceva non a caso proprio il Dr. Robert Waldinger, che ha seguito lo studio: avete presente quando al parco giochi i bambini cadono o si spaventano e corrono tra le gambe del genitore? Dura solo un attimo o per qualche minuto, poi si staccano e tornano nella mischia. Ecco, quello.
Tornano per darsi sicurezza, forza, per accertarsi che il genitore sia ancora lì pronto ad accoglierli, e questo permette loro di tornare dagli altri con più forza.
Questo concetto di home base to touch si può riportare anche nella vita adulta con le amicizie e più in generale con le relazioni.
Quando siamo adulti questo si trasforma, non sono –probabilmente– più i genitori ad assolvere questo ruolo, ma lo studio dimostra quanto l’avere quel genere di relazione sia cruciale nell’equilibrio e nella felicità della persona, da adulto.
E quindi oggi vi chiedo, chi sono le persone che potete chiamare nel cuore della notte solo per parlare? O quelle che chiamereste in caso di emergenza? Avete questo tipo di relazioni nella vostra vita adulta? Ecco, quelle sono le vostre home base to touch.
Riflettendo su questo concetto insieme a Claudio, l’anima paziente con cui vivo, ci siamo detti entrambi che è uno dei nostri più grandi desideri per Olivia, nostra figlia. Nel mio caso perché so cosa significa l’assenza, nel suo caso perché sa cosa significa la presenza.
Le relazioni sono la chiave per la nostra felicità. Tu come ti senti nelle relazioni con gli altri? Io per molto tempo non mi sono sentita libera. Ne parlo qui: abbandonare la paura del giudizio e sentirsi libere nelle relazioni con gli altri.
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