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Oggi si sente sempre di più parlare di Storytelling, di racconti, di Copywriting e dell’importanza delle parole. Questa tendenza mi fa ben sperare in un ritorno al passato, a quando le parole avevano un peso e venivano lette più e più volte per essere comprese, ma non solo, venivano anche studiate e scelte meticolosamente quando dovevano essere scritte.

Oggi fortunatamente si torna allo studio della parola, tema che sto affrontando io stessa come alunna, leggendo, tra gli altri, uno dei blog che mi ha aperto la mente al mondo delle parole, quello di Valentina Falcinelli e la sua agenzia, pennamontata.

Ma scrivere ha, e può avere, diversi indirizzi e diversi obiettivi. Quando si tratta di fare storytelling per le aziende le parole non solo assumono un peso rilevante, ma hanno anche il compito di evocare immagini e sensazioni, che devono essere studiate d’anticipo.

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Ma cosa significa davvero fare storytelling?

Le possibili risposte a questa domanda sono davvero tante, e ci sono professionisti affermati che hanno dato le loro versioni, maestri come Andrea Fontana  e Cristiano Carriero sono esempi da seguire e studiare, vi consiglio i loro testi e i loro corsi, se davvero vi interessa studiare questa materia. Nel frattempo però, vi racconto la mia versione.

Per me fare storytelling è riuscire a trasmettere l’emozione legata al prodotto (o servizio) che si racconta. Storytelling significa calare il prodotto nella realtà del cliente, mostrandogli in che modo quello stesso oggetto fa già parte della sua quotidianità. Fare storytelling significa coinvolgere dando importanza, non è il brand che si posiziona in alto rispetto al cliente, bensì è il cliente che viene coinvolto emotivamente dalla sua stessa realtà, che vede riflessa nella pubblicità per quel prodotto.

Se prendiamo in considerazione il modo di comunicare di oggi a me personalmente sembra di essere circondata da tanti piccoli Reality Show. La nascita e il successo esponenziale delle Stories (prima con Snapchat, poi Instagram e le consorelle WhatsApp e Facebook, poi ancora Messenger e ora sembrerebbe anche con Skype) rappresentano la voglia di raccontare che c’è in quasi tutte le persone che hanno almeno uno di questi canali social. Ma evidenziano anche un’altra cosa, la voglia e la curiosità di ascoltare. Le persone hanno sempre più interesse nel guardare, un po’ spiare se vogliamo, la vita dei loro amici, dei loro idoli musicali, delle persone di successo che ammirano, giocatori sportivi, attori, presentatori, professionisti, chef.. la lista potrebbe continuare molto.

stories e storytelling

Ma come è possibile? Certo, sappiamo tutti che un briciolo di curiosità è insita in ognuno di noi, ma perché questo nuovo modo di comunicare ha riscosso così tanto successo?

Personalmente credo sia una ragione molto semplice:
Guardare le Stories ci fa comprendere la realtà delle persone. Vediamo la verità, vediamo come le persone si comportano nelle loro case, in famiglia, vediamo che non sono poi così distanti e diversi da noi. Ci rispecchiamo in dinamiche divertenti che accadono anche noi e ci sentiamo liberi di entrare in contatto, con un messaggio o una condivisione, anche con persone che ammiriamo e reputiamo intoccabili. Le Storie accorciano le distanze, raffigurano la realtà e ciò che fa la differenza è proprio il mostrarsi per come si è realmente. E’ questa, secondo me, la forza delle Storie, il loro coinvolgimento è automatico e virale perché è reale e ci fa sentire parte di qualcosa che ci accomuna.

Si intuisce rapidamente che le Storie sono uno strumento potente e importante per professionisti e aziende. Attraverso influencer e strategie di storytelling si possono costruire dei mini reality che ci consentono di creare aspettative nei nostri follower e voglia di conoscere il seguito del nostro racconto. Ed è questa la chiave, le aziende e i professionisti devono trovare il modo di raccontare con sincerità il loro brand, ma riuscendo ad arrivare nella vita quotidiana delle persone, muovendo le loro emozioni, tanto da spingerli a voler sapere come quella nostra storia finirà.

Non esistono verità assolute, guide definitive, corsi brevi e completi. Non esistono scorciatoie.
Mi dispiace dare questa notizia a chi ancora non se ne fosse reso conto, ma è così.

Nel mondo del Web, che tu sia un addetto ai lavori (consulente, designer, developer, copywriter..) o un professionista/imprenditore che ne ha bisogno per farsi conoscere, devi sapere che non c’è una strada semplice, veloce, completa, sicura ed efficace al 100%.

Lavorando in questo settore mi sono resa conto di alcune cose che mi fanno amare ancor di più il mio lavoro e allo stesso tempo detestare chi millanta semplici e veloci soluzioni. Sarà forse perché ogni cosa che io ho imparato e continuo ad imparare mi costa fatica e tempo o forse perché soluzioni di questo tipo, nella mia vita in generale, non ne ho mai incontrate (mannaggia!).

Dunque, la prima cosa che appare evidente è che di studiare non si finisce mai. E non è uno scherzo. Studiare diventa un’attività quotidiana.

guide definitive no grazie - studiare

Bisogna leggere i blog, studiare le novità delle diverse applicazioni, restare al passo con le nuove tecniche, essere continuamente aggiornati. Bisogna esserci insomma. Per poterlo fare però è necessario avere delle buone basi di partenza e una forte motivazione che faccia da motore alla voglia di mettersi in gioco ogni giorno. Eh si, perché quello che leggi, che impari, lo devi testare.

Buon Senso.

Ecco cosa ci vorrebbe oggi.

Ecco di cosa sento la mancanza.

Quando si creano strategie di Web Marketing bisogna avere buon senso. Spesso dico, e sento dire da professionisti riconosciuti e con molto seguito, che le basi per una buona strategia di Web Marketing partono dalla conoscenza del cliente. Capire i suoi valori e comprendere a fondo i suoi obiettivi per mettere le fondamenta di un buon progetto.

Questa considerazione non è scritta o detta per cercare di conquistare i clienti, ma perché è la verità.
Come potrei sviluppare una strategia di Web Marketing o sviluppare un progetto di Web Design senza conoscere a fondo il mio cliente?

Come può una qualsiasi azienda cercare di vendere un prodotto o servizio ai suoi clienti se non sa chi sono i suoi clienti? Semplice, non può.
Ma per quanto mi riguarda, questo rientra nell’avere buon senso. Un professionista che cerca di ‘vendermi’ una soluzione standard non ha capito nulla, ne di me ne tanto meno del suo lavoro, almeno secondo la mia esperienza.

Il buon senso però, lasciatemelo dire, ci vorrebbe anche nel verso opposto, ovvero nei confronti dei professionisti da parte dei clienti.
Buon senso significa non pretendere di raggiungere la luna in una settimana, specialmente se la vuoi raggiungere in macchina.

Buon senso significa lasciar fare al professionista il proprio lavoro, senza pretendere che il blog letto dal figlio la mattina in autobus sia la verità assoluta.

Buon senso significa rispetto degli orari.
Buon senso significa fiducia nel lavoro del professionista a cui ci si affida.

Certo, la fiducia va conquistata e come in tutti i lavori bisogna dimostrare di meritarla, ma su questo tema dovremmo discuterne a parte.

Ragazzi, studiare è bello. Sembra assurdo ma è così!
Se studi quello che ti piace, se leggi cose che ti servono davvero per il tuo lavoro, se ti rendi conto che quello che studi ti fa crescere. Lavorare e crescere di un gradino tutti i giorni, è fantastico.
Oggi abbiamo la possibilità di modellare il nostro futuro basandoci solo sulle nostre competenze, certo ci vuole iniziativa, ci vuole dedizione e sacrificio, ma lo spazio c’è e le possibilità anche, dobbiamo riuscire a non farci abbattere.

guide definitive no grazie - formazione personale

Quindi, per concludere questo flusso di coscienza:
studiare, testare, formarsi, leggere, provare e non smettere mail di voler crescere.

Un po’ di sana Ambizione e un pizzico di Competizione, senza lasciare a casa l’Umiltà e la consapevolezza dei propri limiti. Questa è l’unica ricetta vera – finale – completa – assoluta ; questo è l’unico modo per crescere e per ottenere dei risultati. Metteteci passione, condita con dedizione e un po’ di sacrificio, e i risultati non tarderanno ad arrivare.

..ah e mi raccomando, buon senso! 🙂

Per chi non lo sapesse, i Visual Storytelling Days sono due giorni di interventi e confronti con alcuni tra i maggiori esperti del settore Web Marketing e comunicazione digitale, organizzati da Studio Samo a Milano lo scorso weekend, venerdì 26 e sabato 27 maggio.

Sono stati due giorni molto intensi, un concentrato non solo di informazioni, ma anche di emozioni. Sì perché per me era il primo evento di questo tipo, in sala erano presenti più di 600 persone, molte delle quali rappresentavano per me personaggi conosciuti e seguiti solo al di là dello schermo.

Ma partiamo dall’inizio.

Vi racconto i miei Visual Storytelling Days

L’organizzazione dell’evento è stata impeccabile e il presentatore, Jacopo Matteuzzi fondatore di Studio Samo, è riuscito a mantenere tempistiche e interventi sempre il regola, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, la sua professionalità.

Tutto l’evento prevedeva relatori di grande spessore, che hanno spiegato l’utilizzo e l’importanza del Visual Storytelling nei loro settori. Erano presenti personalità di spicco come Carlotta Silvestrin, Valentina Tanzillo, Cristiano Carriero, Nicola Carmigiani e Valentina Vellucci, tutti nomi importanti che, se non conoscete, vi consiglio seguire per rimanere informati e aggiornati, ma che vi consiglio anche di Studiare, per capire come loro si relazionano e si presentano, troverete spunti sicuramente utili anche a voi.

Alcuni di loro, mio demerito, non li conoscevo, e sono rimasta piacevolmente sorpresa. Tra i nomi che non conoscevo spiccano quello di Valentina Falcinelli, Copywriter e fondatrice di pennamontata, che con il suo intervento sull’importanza delle parole mi ha introdotta ad un modo diverso di vedere il mondo del Copy; e quello di Moreno Scorpioni, responsabile Digital Marketing di Rizzoli e Social Media Manager di Sendabox,un grandissimo oratore che è riuscito a catturare l’attenzione di tutta la sala, carismatico, divertente e competente, con una proprietà di linguaggio invidiabile.

Visual storytelling Days, creatività e comunicazione

Una delle cose che più mi sono piaciute di questo evento riguarda la sincerità delle persone. Non c’era presunzione di saperne più degli altri, nessuno si è mai mostrato saccente o arrogante. Eravamo tutti con la mente e le braccia aperte, pronti condividere e ad apprendere. Questo tipo di atteggiamento è l’unico modo per riuscire crescere in questo settore, ma non solo. La condivisione al giorno d’oggi può solamente aiutare a sentirsi più completi, come professionisti e come persone, purtroppo però non è sempre facile da trovare nel prossimo.

Per due giorni abbiamo parlato, riassumendo molto (ma molto) brevemente, di come raccontare al meglio le aziende per riuscire a trasmettere i loro valori e accompagnarle verso i loro obiettivi, utilizzando le loro peculiarità per raccontare delle storie che coinvolgano il cliente e gli permettano di immedesimarsi nel racconto.

Strategia e creatività

Questi due aspetti, il parlare di storie e l’apertura mentale e professionale delle persone presenti all’evento mi hanno davvero colpita in positivo. Mi fanno sperare che creando il giusto network di persone si possa realmente crescere insieme, pur lavorando nello stesso settore ed essendo distanti chilometri, infondo il bello del nostro lavoro (parlo per me, da Freelance) è anche quello di poter collaborare a distanza e poter lavorare dove noi scegliamo di volerlo fare.

 

 

Quando inizio il montaggio di un nuovo sito web normalmente la prima giornata vola in un lampo.

E’ la stessa sensazione di quando devi scartare un regalo, non sai cosa c’è dentro, ma non vedi l’ora di scartarlo, aprilo e iniziare ad usarlo.
La stessa cosa mi capita con i siti web. Il passaggio dalla bozza grafica al reale, mettere a posto i singoli pezzettini per dare forma ad una pagina web dinamica.. ecco, non so spiegarlo ma mi assorbe completamente. E anche se avevo programmato di lavorarci solo alcune ore per dare spazio anche ad altre cose, normalmente mi ruba la giornata intera!

Vi capita mai? Credo sia sinonimo di lavorare con passione.

Qualcuno (Confucio!) diceva:

“trova un lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno nella tua vita”

scrivere

Questa però penso sia la difficoltà più grande: trovare il lavoro giusto.

E non è facile. Specialmente oggi, realtà in cui le opportunità normali sono limitate ma fioccano quelle digitali e in continua evoluzione. E’ un mondo in cui è più facile inventarsi un lavoro che trovare un posto di lavoro.
In una realtà così è indispensabile essere intraprendenti, forti, un po’ spericolati forse, ma soprattutto bisogna saper scegliere.

Scegliere cosa vuoi fare.
Scegliere chi vuoi diventare.
E rischiare.

Personalmente so che il cammino è lungo e sono certa che la strada non è dritta ne tantomeno priva di buche, ma con ambizione e determinazione io ho capito di potercela fare, anche se mi ci è voluto qualche anno per capirlo!

Un’aspetto che invece ancora non ho compreso è il valore di questa dedizione. Mi spiego meglio. E’ la cosa giusta farsi prendere dalla novità e buttarsi a capofitto verso un nuovo progetto? Oppure bisognerebbe sempre cercare di mediare tra entusiasmo e razionalità, dosando i tempi nel modo giusto?

..suggerimenti?

Per farvi capire, questa mattina apro il mac, controllo la posta, organizzo la giornata.. poi ricevo l’approvazione della bozza grafica dal cliente: si comincia!

Si tratta di un sito da realizzare in WordPress, sarebbe il restyling di un sito esistente, ma alla fine abbiamo scelto di rifarlo da capo, per una serie di motivi che molti di voi sicuramente possono intuire.

Ore 8.45: “Ok dai, scarico solo il template e mi do un’occhiata veloce alla documentazione, poi organizzo il lavoro per i prossimi giorni in modo da incastrare il tutto..

Ore 12.50: “Cavoli è tardissimo!

E niente, in un attimo senza nemmeno rifletterci ho iniziato a montare l’home page, “solo per orientarmi e capire il funzionamento dei nuovi plug-in“, caricare i dati aziendali e configurare le impostazioni di base, tagliare un pò di foto e sistemare lo slider “giusto per capire come funziona“.. ho dovuto impormi di smettere! 🙂

Certo, passata l’enfasi delle prime ora poi riesco ad essere precisa e organizzata, programma inserito a calendario in modo da incastrare tutti i progetti e si continua il lavoro come da scadenzario.. ma all’inizio è sempre difficile non farsi prendere la mano!