Confessioni di una mente sovraccarica: impariamo a dare valore a noi stessi
Sì, c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi.
Sì, c’è sempre qualcuno che fa più fatica di noi.
Si, però c’è un momento in cui una persona ha bisogno di darsi la carica e rendersi conto di quello che ha e di quello che sta facendo, senza pensare sempre a chi sta peggio.
Perché ad un certo punto si rischia di farsi inghiottire dalla quotidianità e di farsi abbattere dalle difficoltà, senza fermarsi un minuto a pensare a come funziona la propria vita e a quanto si sta mettendo in gioco, o facendolo nel modo più negativo possibile.
Quando mi trovo davanti ad un ostacolo molto alto e difficile da superare in ambito lavorativo, inconsciamente sminuisco io stessa le altre difficoltà.. quelle della casa, della famiglia, degli amici, dello studio, delle consegne, degli esami..
Poi però, quando mi trovo a dover affrontare un esame, la situazione si ribalta.
Gli ultimi 3 anni mi hanno insegnato tante di quelle cose che non saprei nemmeno da dove iniziare a scriverle. La prima, anche se è un insegnamento che ancora non sono riuscita a fare mio (ma diciamo che ci sto lavorando) è imparare a misurarmi. Ciò significa imparare a capire quanto e in cosa sono brava. Significa accettare di essere un’incapace in alcune mansioni e molto brava in altre. Significa comprendere fino a che punto ci si può spingere e quali sono i propri limiti.
Un’altra cosa che negli ultimi anni sto cercando di fare mia è il rapportarsi con persone di ogni età e riuscire sempre ad essere sé stessi.
Cerco di spiegarmi meglio: negli ultimi 3 anni ho frequentato l’università. Ho iniziato tardi, o meglio ho re-iniziato. Lavoravo già ad alcuni anni e da qualche mese avevo aperto una mia attività, ma mi mancava qualcosa. Ho sempre avuto bisogno di circondarmi di tante cose da fare, e sono sempre stata autodidatta nello studio, ma sentivo il bisogno di crescere e di far crescere la mia mente. Tre anni fa si è presentata l’occasione, grazie anche alle persone a me vicine che mi hanno sostenuta e aiutata nel lavoro. Perché vi racconto questo? Perché questa scelta ha condizionato tutto il mio tempo e il mio percorso. E il mio modo di vedere me stessa è radicalmente cambiato.
Le mie giornate rivelavano diverse sfaccettature del mio carattere.. altro che doppie personalità, personalità multiple!
Mi trovavo la mattina a cercare di capire come vestirmi, come fa ogni donna.. solo che il mio problema era capire come poter adeguare il mio abbigliamento per le lezioni universitarie all’importante appuntamento di lavoro che mi aspettava subito dopo. Passavo da discorsi con ragazzi di qualche anno più piccoli di me, a discussioni di lavoro con adulti (che troppo spesso si credono) arrivati e importanti. Finivo lezione e mi ritrovavo a relazionarmi con clienti che sgranavano gli occhi al mio arrivo con (ad esempio) lo zaino e qualche disegno in mano.
Devo ammettere che non è stato facile, forse perché finivo con il non sentirmi adeguata in nessuna delle situazioni in cui mi ritrovavo, un ibrido mal riuscito. Ma dover affrontare queste dinamiche mi ha insegnato a capire di più, di me stessa, delle persone e di come riuscire a leggerle.
Questo percorso di studio mi ha indirizzata e mi ha fatto capire cosa voglio diventare e come voglio lavorare, mi è servito soprattutto perché, purtroppo, non sono mai stata una di quelle ragazze con le idee chiare fin da bambina.
Io da bambina volevo fare la maestra d’asilo! Ditemi voi cosa può azzeccarci questo con l’architettura, il design e il marketing.
Quindi dicevo, bisogna imparare anche a dare valore a noi stessi. Senza presunzione e senza peccare di immodestia, ma bisogna riconoscere chi siamo e come siamo arrivati ad essere qui. Ci serve, per non farci abbattere nei momenti in cui questa vita sembra porci davanti solo buche da saltare.
E sapete cosa viene più facile e automatico quando impariamo a misurare noi stessi? Misurare gli altri.
Quando iniziamo questo “esercizio” di ascolto e comprensione di noi stessi, e piano piano diventiamo più sicuri dei nostri mezzi e dei nostri limiti, riusciamo ad essere molto più predisposti all’ascolto. Riusciamo ad andare oltre la superficie, per tentare di calarci nella realtà del nostro interlocutore e capire davvero quello che ci sta dicendo.
E’ un’aspetto che va allenato, sia riguardo noi stessi che riguardo l’ascolto di altre persone, ma può davvero servire in certe situazioni.
Riassumendo in poche parole: dobbiamo ascoltare per capire, non per rispondere.
Questo concetto chi studia la comunicazione sicuramente l’ha ben stampato in mente, ma aver studiato e sapere le nozioni teoriche non significa automaticamente saperle mettere in pratica. Il nostro primo biglietto da visita, il nostro primo oggetto del portfolio, il nostro primo caso.. siamo noi stessi. Più riusciamo a capirci e a lavorare su di noi, più riusciremo a lavorare con gli altri.
E’ un po’ come nelle relazioni sentimentali: non si può essere in due se prima non si sta bene con se stessi.