Ve lo dico subito: questo è un articolo – sfogatoio.

Negli ultimi mesi le cose che mi sento dire più spesso sono:

  • Eh ma non lo sapevo
  • Eh ma chi mi ha fatto il sito non me l’ha detto
  • Eh ma chi mi ha curato i social non sapeva come fare questa cosa
  • Eh ma le sponsorizzate non me le curavano loro ma un altro
  • eh, eh, eh.

Ragazzi, cerchiamo un attimo di fermarci e fare un po’ d’ordine.

Allora, nessuno di noi sa (o può sapere) tutto, e se abbiamo un ruolo o una specialità tanto meglio, vuol dire che siamo ferratissimi in qualcosa. Ma il problema che vedo io sta proprio nella gestione del cliente.

Il nostro obiettivo principale, qualsiasi sia il nostro lavoro (designer, advertiser, copywriter … ) deve essere incentrato sulle necessità del cliente e della sua attività, e dovrebbe essere completo.

So perfettamente che chi si occupa di progettare e/o sviluppare il sito web generalmente non può occuparsi anche del suo posizionamento, però non ci si può limitare a non farlo, bisogna spiegare al cliente di cosa si tratta, perché non viene fatto, consigliare un professionista per farlo, e via dicendo.

Non possiamo limitarci a fare il nostro pezzetto perché ci pagano.

Cioè si, va bene, quello è il nostro lavoro ed è giusto essere pagati per quello, però per etica personale e professionale non possiamo non comunicare gli altri step solo perché non ci competono.

Sento sviluppatori parlare dei temi custom di WordPress come fossero il Sacro Graal, e poi non fare niente – e dico niente – lato SEO.

Vedo Social Media Manager aprire pagine Facebook e riempirle di contenuti vuoti, di nessuna utilità per l’utente.

Leggo testi bellissimi di copywriter incredibili, perfetti anche lato SEO, ma inseriti in pagine con URL completamente errate e fuori contesto e senza meta-tag inseriti.

Vedo clienti gestire siti in autonomia caricando immagini da 3mega senza alt-tag e scrivendo tutti i titoli in maiuscolo.

Insomma, vedo cose che voi umani…

E questa è solo una piccolissima parte.

Non pretendo, e non è possibile, che un Copywriter si metta a modificare i permalink di un sito WordPress, o a impostare i redirect in pagine che vengono cancellate, ne tanto meno che un Designer avanguardista si impegni in un progetto SEO, ma credo sia nostro dovere informare il cliente, fargli capire quali passaggi mancano perché il lavoro sia completo, spiegargli le cose, indottrinarlo.

È nostro dovere perché, se continuiamo a lavorare a pezzetti, non riusciremo mai a uscire dal circolo vizioso dei Cugini e dei ‘ragazzi che mi seguono il web’.

E non so voi, ma io sono stanchina di questi discorsi.

Il cliente va guidato, e mi rendo sempre più conto che questa è una delle cose di cui le persone hanno davvero, ma davvero, bisogno.

Dobbiamo far capire il valore dei progetti di comunicazione online spiegandone le varie fasi, a cosa servono e quali vantaggi o svantaggi porta all’azienda farle oppure non farle.

Abbiamo il dovere di guidare il cliente verso la soluzione più adatta alle sue necessità, per tipologia di azienda, budget a disposizione e obiettivi.

Per me questa è una delle parti più belle del nostro lavoro: far vedere e capire quanto è complesso nel suo insieme, quante sfaccettature possono esserci di una stessa medaglia.

Guidare il cliente in questa giungle dimostrandogli che la mia esperienza (e i miei errori!) mi sono serviti da bagaglio culturare per muovermi con sicurezza e destreggiarmi senza difficoltà nelle diverse fasi del progetto.

E vi assicuro che questa capacità vi viene riconosciuta.

Perché vengono continuamente assaliti da mille dubbi e perplessità:

  • perché il mio sito non si vede su google?
  • perché non ricevo nessuna richiesta di contatto?
  • ho speso soldi per l’avvio della pagina Facebook ma non ho ricevuto nessun feedback, sono sempre quelle 7/8 persone che vedono i miei post..
  • mi hanno fatto un blog ma non ci scrivo dal 2016
  • mi hanno detto di scrivere le didascalie in inglese su instagram e postare tutti i giorni, ma non so cosa metterci
  • in che senso mi chiede se ho aggiornato il sito e se qualcuno segue la manutenzione?
  • ma perché il mio sito è così lento?

Sono solo le prime che mi sono venute in mente.

Insomma, il succo del discorso è: cerchiamo di essere dei facilitatori, e non l’opposto.

Io personalmente ho scelto di farmi carico anche di problemi non miei, cercando eventualmente collaboratori al bisogno, perché mi rendo perfettamente conto che per chi ha dubbi sul significato della parola ‘dominio’ o ‘resposive’ è davvero complicato riuscire a capirci qualcosa, e io, che invece qualche parolina la mastico, sento la responsabilità di portarli sani e salvi fuori dal labirinto.

Finalmente l’ho fatto: ho un nuovo logo anche io!

Per molto tempo sono stata l’esemplare perfetto di quello che in italia definiamo “il calzolaio che va in giro con le scarpe rotte“: parlo di brand dalla mattina alla sera e sull’importanza di creare un’identità ed essere riconoscibili ho costruito le basi del mio lavoro, ma non avevo mai avuto il tempo di pensare e sviluppare un mio simbolo identificativo, qualcosa che mi rappresentasse.

 

Qualche mese fa (a dire il vero a inizio anno, ma poi il tempo è tiranno e vola via) ho conosciuto Elisa, una professionista che si occupa di grafica e stationary di Verona e qualcosa, nel suo stile, nella sua pacata compostezza e nel suo mettersi in gioco, mi ha colpita. Una vocina dentro di me mi ha detto: lei potrebbe capirti. E fortunatamente quella vocina aveva ragione!

 

Vi lasci qui i riferimenti di Elisa e della sua attività, Beeinlove, e lascio che siano le sue parole a presentarla:

elisa tedesco

 

C’era una volta
un’ape innamorata…

Innamorata delle belle giornate di sole,
dei sorrisi di persone felici,
dei fiori profumati e pieni di colore.

Quest’ape innamorata un giorno decise
che avrebbe dedicato la sua vita
a rendere indimenticabili i giorni importanti,
per far felici sempre più persone
ed essere lei stessa felice in quel mondo bello.

Ecco, se lascio vagare la mia fantasia mi descriverei così…

 

 

Tornando a noi.. dopo questionari, mail, pranzi e millemila WhatsApp ce l’abbiamo fatta: ho un nuovo logo! La cosa che mi è piaciuta più di tutte di quella che spero sia la prima di una lunga serie di collaborazioni è che Elisa ha sempre capito le mie richieste e, step by step, è riuscita a costruire un simbolo che mi identifica veramente, più lo guardo e più me ne convinco.

logo chiara simionato

Volete sapere perché?

Punto numero uno: il colore. Negli ultimi mesi ho studiato, letto libri, fatto analisi.. insomma tutto quello che potevo fare per capire quali fossero i miei colori. E non è stato facile.

Chi mi conosce sa che il mio guardaroba è praticamente tutto nero (d’altronde ho studiato architettura, ho studiato design e web design, di che altro colore poteva essere?) con qualche variante grigia e solo qualche raro accento di colore.

Ma il colore in questi mesi per me è diventato un’ossessione. Continuavo a sentire l’esigenza di uscire dal mondo del nero, di trovare i miei colori. Ho ri-studiato il significato dei colori, gli accostamenti, le pallette.. ho fatto (e fatto fare a terzi) analisi della mia personalità, per cercare di orientare la mia ricerca.

Ogni volta che pensavo di essere vicina alla soluzione, cambiava qualcosa e tornavo al punto di partenza.

Eppure qualcosa continuava a portarmi verso il rosso, il magenta, il rosa, il vinaccia.. poi ho trovato lui: il Pantone Strog Red C.

Il mondo dei rosa per me è sempre stato un posto un po’ scomodo.. non volevo essere identificata come la ‘ragazzina fru-fru‘ e nemmeno che mi mettessero l’etichetta di quella ‘troppo sdolcinata‘. Per questo ho scelto lui, fa parte di quel mondo ed esprime femminilità, ma è forte, ricco di carattere e personalità, soprattutto grazie alle forme in cui è inserito.

favicon chiara simionato

 

 

E così arriviamo al punto due: la geometria. Un quadrato e un frame che creano il senso di profondità e due parentesi angolari che richiamano parte del mio lavoro.

E ultimo, ma non ultimo, il font. Semplice, pulito, bastoni ma non troppo rigido.

 

Cercavo un logo che esprimesse professionalità e competenza, senza cadere in grafiche troppo aziendali o maschili, direi che grazie ad Elisa ora l’ho trovato!

 

 

 

Insomma, a voi magari tutto questo dirà/importerà poco, ma per me si tratta di un primo passo verso un’identità professionale più completa.

Oggi vorrei parlarvi di un argomento importante nelle fasi di lavoro per il restyling di un sito web, il redirect delle vecchie pagine.

Quando si progetta un nuovo sito web bisogna seguire un’organizzazione mentale, è indispensabile avere un proprio work flow per non rischiare di fare errori e, soprattutto, per non dimenticarsi qualcosa.

Ogni Web Designer ha il suo modus operandi e conosce tutti i passaggi che vanno fatti praticamente a memoria, purtroppo però ogni tanto capita di fare errori.

E’ capitato anche a me, proprio di fare questo errore di cui ora vi parlo alcuni anni fa, con conseguenze fortunatamente non tragicissime!

Se parliamo di restyling il nuovo sito web al 90% avrà delle url diverse che rimpiazzeranno quelle  del vecchio sito. Cosa succede però se Google indirizza le persone ancora a quelle pagine, avendole già indicizzate? Beh semplice, l’utente atterrerà nella classica pagina di errore 404.

Nulla di grave, direte voi, invece bisogna fare molta attenzione a questo tipo di errori, perché si rischia di perdere traffico potenzialmente fondamentale, dato che le persone stanno cercando una pagina del nostro sito web. Inoltre, se il numero di errori rilevati è alto, questo causerà una penalizzazione con conseguente perdita di ranking.

Il Redirect 301 è uno di quei temi che chi crede che fare SEO sia solamente la parola chiave inserita in YOAST dovrebbe studiare attentamente 😉 ….Ma torniamo a noi!

Cosa fare quindi per evitare che questo accada?

Bisogna dire a Google che quelle vecchie pagine non esistono più e sono state sostituite con quelle nuove, con un semplice redirect 301.

Cos’è il Redirect 301 e come si fa

Detto semplicemente, il redirect 301 è un’informazione che diamo al motore di ricerca, che identifica che una determinata risorsa è stata spostata in modo permanente. Esistono infatti diversi tipi di redirect, che dicono a Google cose diverse, ma dal punto di vista della SEO e del posizionamento a noi interessa il 301.

Come si fa, praticamente, il redirect 301?

Comunemente si può utilizzare il file .htaccess che troverete nella directory del vostro sito. All’interno dovete inserire una semplice riga in cui dite a google che una pagina è stata sostituita con un’altra, in questo modo:

redirect 301 /paginanonattiva.html http://www.tuosito.it/nuovapagina.html

Dove ‘paginanonattiva.html’ sarà la vecchia pagina e ‘http://www.tuosito.it/nuovapagina.html’ sarà il link della nuova pagina.

Fate attenzione che la prima parte non deve contenere il link completo ma solamente il percorso, mentre nella seconda, quella della nuova pagina, dovete inserire tutto il link.

Così facendo, quando un utente cliccherà un risultato inerente il vecchio contenuto verrà automaticamente reindirizzato al nuovo, i che ci permetterà di non perdere traffico e di non avere errori.

Ultima cosa: per vedere gli errori relativi ad un sito è sufficiente accedere a Google Search Console e alla relativa proprietà. E’ utilissimo per poter correggere gli errori che vi siete dimenticati o che vi sono sfuggiti!

Se usate WordPress, c’è un plugin che può aiutarvi: redirection. E’ semplicissimo da utilizzare e vi consente di fare esattamente le stesse operazioni che dovreste scrivere nel file .htaccess, se non siete pratici è un’ottima soluzione!

Quando vuoi comunicare il tuo progetto imprenditoriale online e non sai come farlo ti senti spaesato, sommerso da centinaia di input diversi.

Ogni giorno entri in contatto con una moltitudine di articoli che ti spiegano come devi realizzare il tuo sito web, in che modo devi gestire la tua pagina Facebook, come sfruttare le stories di instagram.. che confusione!

E’ un mondo che accelera di continuo.
Cambia e cresce ad una velocità quasi paralizzante. Per questo specializzarsi è importante, per riuscire a stare al passo.

Le novità sono all’ordine del giorno e spesso è difficile riuscire ad aggiornarsi continuamente anche per i professionisti del settore, figuriamoci per chi si approccia a questo mondo da esterno.

Una delle cose che mi piace fare con i professionisti o con le piccole attività con cui lavoro è seguirli nella creazione degli strumenti utili alla loro attività. Social Media, Blog, Calendari Editoriali, Testi, Immagini, Video.. la lista è lunga e spesso capire come orientarsi non è cosa da poco.

Uno dei mezzi di comunicazione che trovo fondamentali per professionisti e piccole attività è il Sito Web.

Per moltissimi imprenditori è uno strumento fondamentale, è il contenitore in cui inserire i propri valori, la realtà quotidiana della loro attività.

Le possibilità che un sito mette a disposizione sono pressoché infinite e per un’attività si riflettono sul riuscire a raggiungere i propri clienti (e possibili clienti). Il nostro spazio web ci permette di parlare, di trasmettere valori, pensieri e filosofie, di far capire chi siamo e come lavoriamo, se lo utilizziamo veramente (e correttamente!).

 

Facciamo un esempio.
Ipotizziamo di dover sviluppare il nuovo sito web di un nutrizionista.

 

Precisazione:

il sito è uno dei tasselli che compongono una strategia di comunicazione, non l’unico.

E soprattutto un sito non va semplicemente realizzato, ma deve essere sfruttato e utilizzato, perché (è bene ricordarlo) esserci non basta più.

 

Dicevamo.
L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di creare uno strumento fruibile dall’utente finale, ma utile all’imprenditore. Attraverso il suo sito il nostro nutrizionista deve essere in grado di parlare con il suo target, di far arrivare il suo messaggio.

Inserendo un blog, potrebbe dare consigli quotidiani sull’alimentazione. Potrebbe spiegare le proprietà dei cibi e come creare un pasto equilibrato e bilanciato; potrebbe suggerire libri per permettere al suo pubblico di formarsi o suggerire eventi di informazione a cui partecipare, potrebbe anche dare informazioni più tecniche e specifiche sul funzionamento del nostro corpo, sull’assorbimento dei valori nutritivi, e così via.

Attraverso tutti questi ‘potrebbe’, il nutrizionista si sta costruento una reputazione, sta trasmettendo (con le sue parole e con il loro contenuto) i suoi valori e il suo metodo, ma sta anche risolvendo piccoli problemi alle persone che leggono i suoi articoli. Sta suggerendo delle migliorie nello stile di vita che potrebbero generare un seguito, un interesse, un contatto. (Non bisogna sottovalutare il potere delle interazioni e del rapporto che si può instaurare online con chi ci segue.)

Questa è una delle ragioni del successo clamoroso di WordPress, un CMS (Content Management System) opensource (gratuito).

WordPress è una piattaforma estremamente semplice nella gestione quotidiana del contenuto. E’ letteralmente intuitiva e facile da utilizzare, per questo molti sviluppatori la scelgono e molti imprenditori la chiedono, è universale e rende il cliente autonomo.

Un ulteriore vantaggio di WordPress sono i temi grafici (Premium). Sono dei template, a pagamento, che ti consentono di avere le basi della struttura del sito.

Sintetizzando al massimo: con la giusta conoscenza della piattaforma e le debite capacità di sviluppo il tema viene modificato e adattato al business del cliente, che ottiene uno strumento non solo facile da utilizzare, ma anche responsive, graficamente coerente e ottimizzato.

Ci sono diversi step da seguire per la realizzazione di un sito web:

  • ricerca delle parole chiave più adatte;
  • alberatura del sito e struttura delle url;
  • scelta della grafica e dei colori;
  • creazione dei contenuti (testi, immagini, video);
  • montaggio;
  • test;
  • ottimizzazione;
  • messa online.

La cosa che più mi piace è seguire un progetto dall’inizio alla fine. Questo perché amo vedere realizzarsi le idee e vedere nascere un vero e proprio strumento di comunicazione.

( Sarà la mia indole da Project Manager! )

Anticipo due domande:
, realizzare un sito web costa.
No, pur essendo piattaforme opensource e gratuite non potete realizzarlo da soli. Anzi, potreste, ma la quantità di tempo che impieghereste per ottenere un prodotto di media-bassa qualità sarebbe sproporzionata (e tolta alla vostra attività principale).

Mi rendo conto che affidarsi e delegare ad un consulente esterno l’immagine della propria azienda non sia una passeggiata, ma dovete provarci. Non si può fare tutto da soli.

Trovando un consulente che vi segua, che vi spieghi e che faccia del vostro progetto il suo progetto, avrete trovato un partner.

Come racconto anche in questo articolo qui quando si crea una squadra, si impostano gli obiettivi e si lavora per ottenerli, i risultati non tardano ad arrivare.

Devi realizzare il sito web della tua attività, ma non sai da dove iniziare?

Vorresti un blog in cui trasmettere i valori della tua azienda, ma non sai come fare?

Contattami! Cercheremo assieme la strada migliore per raggiungere i tuoi obiettivi!

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    Se ne sente parlare ormai da molto tempo e la frase “il blog è uno strumento davvero utile” penso sia una delle più utilizzate da chi si occupa di web marketing negli ultimi anni.
    Ma a cosa serve davvero un blog? E soprattutto: cosa fa il blog per una piccola azienda?

    Sicuramente molti di voi avranno già idee formate a riguardo, la mia versione è che il blog serve per farsi conoscere. Si lo so, sembra un’affermazione piuttosto scontata e banale, ma non lo è affatto. Ciò che davvero fa la differenza è come il blog viene utilizzato.

    Che cos’è lo sappiamo tutti, all’interno di un sito web alla pagina blog vengono raccolti tutti gli articoli pubblicati, nuovi prodotti, idee, servizi, informazioni e quant’altro. La maggior parte delle attività lo utilizza come un piccolo giornale, per mettere in luce successi e avvenimenti importanti, purtroppo però questo utilizzo è limitativo.

    Quando il blog è nato, vent’anni anni fa per essere onesti, nessuno credeva sarebbe diventato una delle chiavi di una buona strategia di comunicazione online. Certo è che ha sempre (e da subito) avuto un ruolo importante e significativo, permettendo a molte persone di monetizzare il loro impegno e guadagnare attraverso questa attività, ma oggi le cose sono cambiate.

    All’inizio tutto ciò che veniva fatto era avveniristico, era una novità. Oggi ci sono blog per qualsiasi cosa: cucina, animali, casa, pulizia, trucchi, automobili, vestiti, medicinali, salvaguardia ambientale.. potrei continuare la lista scrivendo per un’intera giornata. Negli ultimi anni però si assiste ad una sovra-informazione online. Oggi infatti ci sono talmente tante notizie sul web da aver scatenato la lotta alle Fake News, di cui sicuramente avrete sentito parlare ( e di cui si è parlato molto in questi giorni per la modifica di Facebook sulla condivisione dei link, per approfondire clicca qui e qui  ). La quantità di cose caricate nel web è incalcolabile e per questa ragione acquista sempre più importanza la qualità dei contenuti.

    Sono aumentate le informazioni e sono aumentate anche le persone che cercano informazioni online, ma anche loro stessi sono cambiati: hanno dei bisogni, cercano per ottenere delle risposte, non per diletto (o meglio anche per quello, ma sempre con un obiettivo). Quando una persona digita una chiave di ricerca ha bisogno che qualcuno gli fornisca informazioni su quell’argomento, e sapete chi riesce a farsi notare? Chi produce contenuti di qualità. Ed è qui che il blog gioca un ruolo decisivo.

    I robot che analizzano internet e leggono tutte le pagine di tutti i siti premiano sempre di più chi produce contenuti originali e di qualità, che diano all’utente quello che cerca: l’informazione. Chi la fa da padrone oggi è una parola che a me personalmente piace moltissimo: pertinenza.

    I motori di ricerca mettono in mostra chi fornisce contenuti di qualità che siano pertinenti con quello che la persona sta cercando.

     

    blog e blogging: cosa sono e a cosa servono

    Ve la faccio breve, cercando di darvi un’altra chiave di lettura, la mia personale.
    Facciamo finta di dimenticarci per un momento di tutti i tecnicismi e le regole di cui siamo sommersi, dimentichiamoci della SEO, delle parole chiave, del posizionamento e dei contenuti di qualità.
    Proviamo invece a parlare di racconti.. e di vendita, perché siamo onesti, di questo si tratta. Che sia la visibilità, che sia la vendita di un prodotto o la promozione di un servizio, il 99% delle azioni fatte online da un’azienda ha uno scopo commerciale. Ed è a questo proposito che oggi tornano in voga tutte le tecniche di vendita dei commerciali di una volta, quelli che tutti i giorni prendevano la macchina, indossavano il loro sorriso più sfacciato e bussavano alla porta dei clienti proponendo la loro azienda. Chi era bravo in questo lavoro, non lo faceva ‘a caso’, ma lo studiava. Studiava il linguaggio del corpo, suo e del suo interlocutore. Sapeva cosa dire e come dirlo e spesso cambiava tono, parole e storia a seconda di chi aveva davanti. Ma c’era una cosa che mai lasciava al caso: la presentazione del prodotto. C’erano delle tecniche e degli strumenti di cui si serviva, cataloghi, fotografie, racconti, tutti con un unico scopo: suscitare delle emozioni.

    Tutti noi compriamo online, tutti acquistiamo anche servizi online e la maggior parte di noi sa quanto sia limitata l’attenzione e quanto sia difficile far arrivare un lettore alla fine dell’articolo. Qual è la chiave quindi, cosa ci fa distinguere nel mucchio? La risposta che io ho scelto di far mia si compone di due elementi, il primo riguarda la costruzione di un racconto attorno all’oggetto del desiderio, il secondo riguarda il modo in cui questo raconto viene narrato. Sicuramente avrete sentito parlare di Storytelling, ma ne parlerò meglio tra qualche giorno e non voglio fuorviare la vostra attenzione adesso, pensiamo solamente alla potenza di una storia ben raccontata a livello di vendita.

    Oggi quel commerciale che tutte le mattine nel suo bel vestito passava la giornata a farsi offrire (o offrire) caffè non c’è più, ma tutto il resto c’è ancora. Quando si parla di capire il target, dell’individuazione delle buyer personas, di scegliere il tono con cui raccontarsi, si fa esattamente quello che il nostro amico venditore faceva ogni giorno: dare al cliente quello di cui il cliente ha bisogno.
    Ad esempio, se un avvocato deve parlare ad un pubblico di giovani ragazzi che hanno appena aperto partita iva per dar loro dei consigli di gestione non utilizzerà certo lo stesso tono e lo stesso discorso che utilizzerebbe se la platea fosse composta da uomini d’affari con oltre 10 anni di esperienza.

    Se una storia coinvolgente viene raccontata con passione ad un pubblico interessato, quella storia non ha barriere.

     

    Nel mio campo, nello specifico per me stessa, io sono il mio racconto e il mezzo attraverso il quale mi posso raccontare. Io, il mio sito web, i miei profili social e, dulcis in fundo, i miei articoli.
    E’ attraverso le mie parole che le persone imparano a conoscermi, è attraverso le mie storie che si può apprezzare il mio lavoro. Come scrivevo in questo articolo su come è cambaito il modo di comunicare oggi, ciò che fa davvero avvicinare le persone è la verità, il sentirsi realmente parte di qualcosa, sentire di avere problemi comuni (e che ci sono soluzioni comuni).

    Mi sono allontanata dall’argomento blog perché volevo che capiste quanto è importante la comunicazione online. Investire in blogging oggi significa capire l’importanza di un’interazione con l’utente e della comunicazione digitale di per sé. Le aziende che sanno ascoltare hanno la possibilità di creare articoli per avvicinare i loro potenziali clienti.

    Se fornisci loro informazioni utili e concrete non potranno che seguirti, perché si fideranno di te.

    Uno degli aspetti che mi fanno amare questo strumento è che è meritocratico. Se le informazioni che condividi sono vere, scritte in modo adatto al tuo target e pertinenti (e ciò significa anche competenti!), sarai premiato. Ed è per questo che spesso consiglio di dimenticarsi per un momento di tutte le regole che ci viene chiesto di rispettare e di pensare semplicemente a raccontare.

    Nella pubblicità degli anni ’60 quando il team di creativi doveva trovare uno slogan e un’immagine adatti ad un prodotto iniziavano dal prodotto stesso: ascoltavano le aziende, visitavano la produzione, testavano il prodotto e si chiedevano.. perché le persone dovrebbero averne bisogno? Come può essere loro d’aiuto questo prodotto?
    Se tutti i contenuti presenti online fossero sviluppati seguendo queste due domande il web sarebbe un mondo meno caotico!

    Pubblicità - citazione Mad Men

     

    Se vuoi approfondire il mondo del blogging o vorresti capire come sfruttare questo strumento per la tua attività, scrivimi!

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      Oggi la diffusione delle notizie e delle informazioni passa per la maggior parte attraverso il web, l’88% delle persone effettua una ricerca online quando ha bisogno di informazioni.

      Quando cerchiamo spiegazioni di qualsiasi tipo, una delle prime cose che facciamo è la ricerca attraverso papà Google. Ciò porta enormi potenzialità alle aziende di tutti i settori che vogliono farsi conoscere online e di divulgare informazioni.

      Tutto questo accade anche in campo medico, quella che viene chiamata la Digital Health.
      Sì perché con l’avvento delle tecnologie, di internet alla portata di tutti e di dispositivi che ci consentono l’accesso potenzialmente illimitato a informazioni d’ogni genere, è cambiato radicalmente anche il rapporto paziente-medico ed è mutato il modo in cui queste due realtà comunicano.

      Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una sempre maggiore settorializzazione della medicina, con la formazione di nuovi medici sempre più specifici che stanno acquisendo un’importanza maggiore rispetto al medico di base, che una volta, mia nonna me lo diceva spesso, sapeva tutto lui. Ora la facile reperibilità delle informazioni online rende le persone autonome, ma non sempre questo è un vantaggio.

      digital health: alimentazione

      Di questi tempi siamo sicuramente sempre più attenti alla nostra salute, all’alimentazione, alle diete, allo sport, a come poter curare il nostro organismo e prevenire i danni dovuti alla scarsa attenzione nei nostri confronti. Questa nuova abitudine nasce anche dalla società che sta cambiando attorno a noi, si parla sempre più di sport e di prodotti alimentari di qualità, per soddisfare un bisogno che le persone dimostrano come sempre più impellente: il bisogno di una guida. Sì, perché nonostante le miliardi di notizie a cui possiamo attingere online quello che molte volte si fatica a fare è fidarsi di ciò che leggiamo.

      Le persone cercano online consigli d’ogni genere e i blog diventano punti di riferimento importanti. I medici trovano nel web un modo per rimanere in contatto con i loro pazienti e riuscire a distinguersi dalla concorrenza.
      Eticamente parlando, per chi ha spostato la professione di medico o affini, diffondere conoscenza e fare informazione pulita verso il paziente è uno degli aspetti che spinge molti professionisti a mettersi in gioco con la comunicazione online oggi. Ricevo sempre più richieste da professionisti e aziende di questo settore. E’ ormai evidente come stia cambiando il rapporto che il singolo individuo ha con la medicina, con la salute.

      Vi faccio una piccola confessione…
      Io stessa mi ritrovo a cercare online i foglietti illustrativi dei farmaci, ad esempio, piuttosto che cercare la scatola, soprattutto perché spesso mi vengono dubbi quando sono fuori casa e in borsa mi trovo solo un blister che non ricordo come va utilizzato! E purtroppo, maledetta me, faccio parte di quel gruppo di persone che chiede a Google quale drammatica nuova malattia ha contratto appena un nuovo sintomo (fosse anche un banale mal di testa) si manifesta in condizioni particolari, cercando disperatamente rimedi anche casalinghi d’ogni genere, incappando sempre in qualche nuova spezia (che ovviamente poi sperimento a cena!)..

      digital health

      Questo è solo un esempio, il mio esempio, di come il digitale stia “invadendo” la medicina. Non accade solo in negativo, ovviamente. Il web e i dispositivi sono strumenti che portano risvolti più che positivi, ma bisogna usarli correttamente. Sicuramente avrete in famiglia una persona sportiva, se non lo siete voi, che utilizza un app per il tracciamento delle attività motorie, per monitorare le pulsazioni cardiache e dove magari può anche inserire quanta acqua beve, cosa e quanto mangia (..). Questi sono aspetti sicuramente positivi, perché portano gli utilizzatori a fare attenzione alla loro salute.

      Ma quindi un medico oggi, come dovrebbe comunicare?

      Il piccolo spaccato sociale che ho appena raccontato serve a far capire proprio questo: in un mondo così ricco di informazioni, in cui dal medico ci si va, ma solo dopo aver sviluppato la propria diagnosi attraverso il web, come può un medico cercare di distinguersi e infondere fiducia?

      Vi faccio un’altra domanda: se cercando consigli alimentari online, o cercando un rimedio per la tosse, o qualsiasi altro parere medico, trovaste due blog, con due risposte diverse, ma uno dei due appartiene al poliambulatorio della vostra città, dove ciò che leggete è stato scritto da dottori che conoscete (sia di nome, di persona o per passaparola) a chi credereste di più?

      Io credo che non sia vero che internet sta distruggendo le piccole realtà, credo che ogni medico, nutrizionista, fisioterapista.. abbiano tutti un valore aggiunto: la loro persona, la loro professionalità, la loro esperienza. Ora però è necessario farsi conoscere online, è necessario essere presenti ed esporsi, parlando apertamente e dando i propri consigli. E’ fondamentale infatti per le aziende che vogliono raggiungere i loro pazienti e per coloro che hanno a cuore la prevenzione e la diffusione delle informazioni, riuscire a far trovare alle persone i loro messaggi.

      Che lo vogliamo o no, il primo posto dove cerchiamo è lì, dentro quello schermo. E dobbiamo scremare una moltitudine di informazioni false che ci circondano prima di capire se possiamo fidarci. Per questo sono dell’idea che per i medici sia quasi indispensabile essere online, per trasmettere informazioni vere, credibili e sincere.

      Stiamo andando verso lo shop online anche per i farmaci, una realtà pionieristica in Italia ma pur sempre una realtà, che ci fa comprendere come anche nei piccoli paesi sia necessario attuare una nuova politica di comunicazione online non solo per i medici, ma anche per poliambulatori, farmacie, studi nutrizionali, chiunque voglia raggiungere più persone possibili online con informazioni utili alla sua salute.

      La prossima settimana parlerò ancora di Digital Health, in particolare del perché bisognerebbe integrare i social media in una strategia di comunicazione digitale per questo settore, nel frattempo fatemi sapere le vostre considerazioni su questo articolo e per qualsiasi domanda scrivetemi: info@chiarasimionato.it.

      Per chi non lo sapesse, i Visual Storytelling Days sono due giorni di interventi e confronti con alcuni tra i maggiori esperti del settore Web Marketing e comunicazione digitale, organizzati da Studio Samo a Milano lo scorso weekend, venerdì 26 e sabato 27 maggio.

      Sono stati due giorni molto intensi, un concentrato non solo di informazioni, ma anche di emozioni. Sì perché per me era il primo evento di questo tipo, in sala erano presenti più di 600 persone, molte delle quali rappresentavano per me personaggi conosciuti e seguiti solo al di là dello schermo.

      Ma partiamo dall’inizio.

      Vi racconto i miei Visual Storytelling Days

      L’organizzazione dell’evento è stata impeccabile e il presentatore, Jacopo Matteuzzi fondatore di Studio Samo, è riuscito a mantenere tempistiche e interventi sempre il regola, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, la sua professionalità.

      Tutto l’evento prevedeva relatori di grande spessore, che hanno spiegato l’utilizzo e l’importanza del Visual Storytelling nei loro settori. Erano presenti personalità di spicco come Carlotta Silvestrin, Valentina Tanzillo, Cristiano Carriero, Nicola Carmigiani e Valentina Vellucci, tutti nomi importanti che, se non conoscete, vi consiglio seguire per rimanere informati e aggiornati, ma che vi consiglio anche di Studiare, per capire come loro si relazionano e si presentano, troverete spunti sicuramente utili anche a voi.

      Alcuni di loro, mio demerito, non li conoscevo, e sono rimasta piacevolmente sorpresa. Tra i nomi che non conoscevo spiccano quello di Valentina Falcinelli, Copywriter e fondatrice di pennamontata, che con il suo intervento sull’importanza delle parole mi ha introdotta ad un modo diverso di vedere il mondo del Copy; e quello di Moreno Scorpioni, responsabile Digital Marketing di Rizzoli e Social Media Manager di Sendabox,un grandissimo oratore che è riuscito a catturare l’attenzione di tutta la sala, carismatico, divertente e competente, con una proprietà di linguaggio invidiabile.

      Visual storytelling Days, creatività e comunicazione

      Una delle cose che più mi sono piaciute di questo evento riguarda la sincerità delle persone. Non c’era presunzione di saperne più degli altri, nessuno si è mai mostrato saccente o arrogante. Eravamo tutti con la mente e le braccia aperte, pronti condividere e ad apprendere. Questo tipo di atteggiamento è l’unico modo per riuscire crescere in questo settore, ma non solo. La condivisione al giorno d’oggi può solamente aiutare a sentirsi più completi, come professionisti e come persone, purtroppo però non è sempre facile da trovare nel prossimo.

      Per due giorni abbiamo parlato, riassumendo molto (ma molto) brevemente, di come raccontare al meglio le aziende per riuscire a trasmettere i loro valori e accompagnarle verso i loro obiettivi, utilizzando le loro peculiarità per raccontare delle storie che coinvolgano il cliente e gli permettano di immedesimarsi nel racconto.

      Strategia e creatività

      Questi due aspetti, il parlare di storie e l’apertura mentale e professionale delle persone presenti all’evento mi hanno davvero colpita in positivo. Mi fanno sperare che creando il giusto network di persone si possa realmente crescere insieme, pur lavorando nello stesso settore ed essendo distanti chilometri, infondo il bello del nostro lavoro (parlo per me, da Freelance) è anche quello di poter collaborare a distanza e poter lavorare dove noi scegliamo di volerlo fare.

       

       

      Progettare un Sito Web è un lavoro che richiede creatività e disciplina allo stesso tempo. E’ un lavoro che diventa incredibilmente stimolante se svolto in team.

      Da qualche tempo lavoro con una squadra di professionisti che, devo ammettere, mi stimola e mi fa crescere continuamente.

      Si tratta di Labstories, un’agenzia di comunicazione con base a Verona che opera in tutta Italia. Labstories è un progetto diverso dalle classiche Web Agency a cui siamo abituati, è un gruppo di professionisti specializzati con l’obiettivo comune di crescere, dar voce alle proprie idee e raggiungere gli obiettivi dei clienti.

      Da poco è stato pubblicato il nuovo sito Web di Zetamedica, uno dei clienti di questa realtà. E’ un sito che ho realizzato per Labstories condividendo idee e lavoro con tutto il team, ve ne parlo in questo articolo che ho scritto per il loro Blog, dateci un’occhiata e fatemi sapere cosa ne pensate!

      Progettare un sito web

      Quando inizio il montaggio di un nuovo sito web normalmente la prima giornata vola in un lampo.

      E’ la stessa sensazione di quando devi scartare un regalo, non sai cosa c’è dentro, ma non vedi l’ora di scartarlo, aprilo e iniziare ad usarlo.
      La stessa cosa mi capita con i siti web. Il passaggio dalla bozza grafica al reale, mettere a posto i singoli pezzettini per dare forma ad una pagina web dinamica.. ecco, non so spiegarlo ma mi assorbe completamente. E anche se avevo programmato di lavorarci solo alcune ore per dare spazio anche ad altre cose, normalmente mi ruba la giornata intera!

      Vi capita mai? Credo sia sinonimo di lavorare con passione.

      Qualcuno (Confucio!) diceva:

      “trova un lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno nella tua vita”

      scrivere

      Questa però penso sia la difficoltà più grande: trovare il lavoro giusto.

      E non è facile. Specialmente oggi, realtà in cui le opportunità normali sono limitate ma fioccano quelle digitali e in continua evoluzione. E’ un mondo in cui è più facile inventarsi un lavoro che trovare un posto di lavoro.
      In una realtà così è indispensabile essere intraprendenti, forti, un po’ spericolati forse, ma soprattutto bisogna saper scegliere.

      Scegliere cosa vuoi fare.
      Scegliere chi vuoi diventare.
      E rischiare.

      Personalmente so che il cammino è lungo e sono certa che la strada non è dritta ne tantomeno priva di buche, ma con ambizione e determinazione io ho capito di potercela fare, anche se mi ci è voluto qualche anno per capirlo!

      Un’aspetto che invece ancora non ho compreso è il valore di questa dedizione. Mi spiego meglio. E’ la cosa giusta farsi prendere dalla novità e buttarsi a capofitto verso un nuovo progetto? Oppure bisognerebbe sempre cercare di mediare tra entusiasmo e razionalità, dosando i tempi nel modo giusto?

      ..suggerimenti?

      Per farvi capire, questa mattina apro il mac, controllo la posta, organizzo la giornata.. poi ricevo l’approvazione della bozza grafica dal cliente: si comincia!

      Si tratta di un sito da realizzare in WordPress, sarebbe il restyling di un sito esistente, ma alla fine abbiamo scelto di rifarlo da capo, per una serie di motivi che molti di voi sicuramente possono intuire.

      Ore 8.45: “Ok dai, scarico solo il template e mi do un’occhiata veloce alla documentazione, poi organizzo il lavoro per i prossimi giorni in modo da incastrare il tutto..

      Ore 12.50: “Cavoli è tardissimo!

      E niente, in un attimo senza nemmeno rifletterci ho iniziato a montare l’home page, “solo per orientarmi e capire il funzionamento dei nuovi plug-in“, caricare i dati aziendali e configurare le impostazioni di base, tagliare un pò di foto e sistemare lo slider “giusto per capire come funziona“.. ho dovuto impormi di smettere! 🙂

      Certo, passata l’enfasi delle prime ora poi riesco ad essere precisa e organizzata, programma inserito a calendario in modo da incastrare tutti i progetti e si continua il lavoro come da scadenzario.. ma all’inizio è sempre difficile non farsi prendere la mano!

      L’importanza dell’usabilità non è certo una novità, ma negli ultimi anni si parla sempre di più della progettazione di siti web basati sull’esperienza utente. Spesso quando le pagine web vengono progettate i designers si concentrano su come secondo loro vengono letti i siti web, ma la verità è che l’utente non legge le pagine web, le scorre. E spesso lo fa molto velocemente.

      Dopo aver frequentato il corso di Web Design Strategy di Studio Samo, tenuto dalla docente Carlotta Silvestrin, ho iniziato la lettura di un libro che lei saggiamente consiglia durante il corso: “Don’t make me think” di Steve Krug. Un libro molto interessante, con spunti di riflessioni ed esempi davvero utili per chi lavora nel web. Così mi è venuta la voglia di condividere con voi alcuni consigli estrapolati da questo libro.

       

      4 suggerimenti che mettono le basi dell’usabilità e della leggibilità dei contenuti per l’utente

       

      #1 Posizioni e Disposizioni.

      Nel tempo sono diventate canoniche e per questo riconoscibili alcune posizioni di certi elementi all’interno delle pagine web. E’ bene accettare questo tipo di riconoscibilità e lasciare questi elementi lì dove stanno, ad esempio tutti sappiamo che in alto a sinistra di una pagina troveremo il logo dell’azienda e a destra il menu principale per la navigazione, ecco non complichiamo le cose andando ad esempio, ad invertire le loro posizioni. Inoltre tutti sappiamo che cliccando il logo torniamo sempre all’home page, e questo è un punto fermo che deve rimanere.

      E’ buona pratica anche riuscire a disporre gli elementi nella pagina in modo da non creare caos. L’obiettivo è sempre quello di riuscire semplificare la navigazione dell’utente all’interno della nostra pagina, per farlo è importante suddividere la pagina in aree ben definite, che permettano velocemente la comprensione del loro contenuto (ad esempio la sezione “Articoli recenti” dovrebbe avere un suo riquadro con titolo di riferimento, così come dovrebbe essere per tutto il resto del contenuto).

      user experience

       

      #2 Rendere i link evidenti.

      Far si che sia riconoscibile tutto quello che è cliccabile, per rendere la vita più semplice all’utente e per rendere facile il passaggio successivo, cliccare. Attenzione però ad utilizzare per tutto ciò che è cliccabile la stessa formattazione, se scegliete un colore, mantenetelo come riferimento in tutti i link della pagina web.

       

      #3 Fare delle scelte.

      Nel libro Steve Krug dice:

      “Quando costruite delle pagine web, probabilmente è una buona idea partire dal presupposto che tutto è rumore visivo ( l’approccio “presunto colpevole fino a prova contraria”) e che dovete sbarazzarvi di tutto quello che non sta realmente apportando un contributo. Di fronte ad una quantità limitata di tempo e disattenzione, tutto quello che non fa parte della soluzione deve sparire.”

      In questa frase si riassume perfettamente il concetto di fare delle scelte: non tutto è importante. O meglio, non tutto può essere importante allo stesso tempo, nello stesso livello. Ci vuole organizzazione e semplicità. E’ inutile riempire una pagina di annunci pubblicitari se questi distolgono l’attenzione da ciò che inseriamo come contenuto in quella pagina, quindi da ciò che vorremmo far leggere. E’ indispensabile decidere quale contenuto inserire e come farlo, per evitare che il nostro lettore esca di corsa dalla nostra pagina web in preda ad un attacco di nervosismo epilettico.

       

      #4 Attenzione al testo.

      Quando si scrive per il web bisogna considerare che il lettore medio ha una soglia di attenzione molto bassa e (anche se non sempre è giustificato) è sempre di fretta.

      Quindi come possiamo fare in modo di catturare la sua attenzione?

      Utilizzando qualche accorgimento nella formattazione del testo.

      •    Innanzi tutto è bene utilizzare molti, anzi moltissimi titoli. Servono a far capire velocemente di cosa si parla in quel paragrafo e di conseguenza se l’utente interessa o se può scorrere fino al prossimo. Inoltre introducono argomenti specifici, come fossero un indici sviluppato lungo la pagina. Vanno formattati correttamente, dando le giuste dimensioni a titoli di maggiore importanza rispetto ad altri e tenendoli vicini al paragrafo di riferimento.

      •    E’ bene mantenere i paragrafi brevi, per non scoraggiare il lettore medio in partenza. Vanno bene anche paragrafi di una sola frase, devono esprimere un concetto, certo, ma in questo mondo è bene essere sintetici e diretti.

      •    Gli elenchi puntati sono un ottimo aiuto per mantenere l’attenzione di chi legge ed evitare che scorra il nostro testo senza prestargli attenzione. Steve Krug consiglia di pensare in questo modo: quasi tutto quello che può essere un elenco puntato, probabilmente dovrebbe esserlo.

      •     Evidenziare i termini chiave è fondamentale. Quando si scorre rapidamente una pagina o un articolo per lo più si cercano parole chiave inerenti all’argomento, se queste sono messe in evidenza rendiamo più facile la vita del lettore.

      writing

      In conclusione possiamo dire che è buona norma tenere sempre a mente l’utente tipo del nostro sito e del nostro blog, il nostro focus deve essere rendergli la comprensione dei contenuti il piùfacile e il più veloce possibile. Già questi suggerimenti possono far riflettere nella costruzione di un articolo o di una pagina web, nei prossimi post di riporterò altri suggerimenti su come migliorare l’esperienza utente e sulla scrittura per il web, nel frattempo fatemi sapere le vostre opinioni!